Thursday, December 30, 2004

8. Nature

Cenere, intendo qualcosa di incredibilmente essenziale, come se il mondo fosse pietra e si sgretolasse sui suoi stessi corpi,
o come se fosse acqua e lasciasse affogare le nubi polverose nei fumi dell'aria.
Forza, intendo la spinta vitale della luce che, in qualche modo, rinvigorisca i territori deserti, spenti, ma quanto più il sole splende tanto più essi inaridiscono, o come se questa stessa luce, accecasse i poteri disarmanti dei territori estremi, ma quanto più essa calpisce, tanto più essi emergono.
Prigioniera, intendo la vita ipocrita, come se essa appartenesse alla cultura, piuttosto che generarla, come se venisse ingabbiata dal vuoto della nullità, piuttosto che dal sentimento dei popoli.
Eppure dentro di me vince la natura, vado rastrellando i momenti polverosi e li spazzo via, li osservo, li seguo nel loro disfacimento, li calpesto e nel rumore del pianto li disarmo.
Chissà perchè sta nell'espressione debole il vigore, e nell'espressione forte il dubbio.
Vince la natura anche quando, dopo aver spolverato a terra, guardo al cielo e lo vedo limpido, ancora più luminoso del suo sole, infinito come ogni cosa azzurra.
Ecco perchè il sorriso forma il cuore e lo fa comunicare, lo apre e fa schizzare i frammneti sulla gente.
A tutti i lettori, in dono la serenità, azzurra.

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