Thursday, October 18, 2012

115. I lavori domestici

Dei piccoli lavori domestici sono abitualmente affidati alle bambine: 

spazzare, svuotare le pattumiere la mattina presto prima di andare a scuola, portare le spolette di filo ai tessitori, consegnare il denaro della tontina a questa o a quella persona, aiutare la mamma al mercato, nei giorni di festa, a vendere i pagne tessuti a mano e le coperte...
In questo modo i miei genitori cercano di inserirmi nell'universo femminile del villaggio per non puntare solo sulla scuola, da dove, in caso di fallimento, si esce, secondo loro, "né carne nè pesce".
Aminata Traoré - nel villaggio di Tankassoko, Burkina Faso


Friday, September 21, 2012

114. indian style

Respirare in India, ecco cosa mi è saltato in mente, di respirare un odore grigio, non colorato come pensavo. Certo i colori ci sono, quanti Dio Santo, ma non sono i colori che fanno l'India. Il fiume si trascina dietro ogni cosa abbia una forma, un corpo, un peso specifico naturale. Le mucche si nutrono di plastica bianca e qualcuno dice che il loro intestino è ormai diventato duro e malato. Quando bevevo il lassi, nel Blue Lassi, mia insostituibile salvezza subito dopo le sofferenze della lunga notte in treno verso Varanasi, pensavo: "Ma se il lassi è fatto di latte e il latte arriva dalle mucche la mia vita è finita!" Quanti cocci per terra e quanto sporco e quanta acqua. E poi ci sono quelli che ti sussurrano: "centocinquantalagallinacanta" senza conoscerne neanche il significato, ma dico io, un modo più originale, dite per esempio: "omiabelamaduninachebrilidaluntan", da buona abruzzese li avrei respinti subito, eppure mi è mancata quella bella statuina abbarbicata tra le guglie. Ecco l'India dei colori. Ma cosa ho visto se non lo spirito di pace che vaga libero in tutte le terre dell'Asia, dov'ero se non sotto il sole caldo, ma dolce, con chi ero se non con i popoli sorridenti e gentili di una parte di mondo, altro che indiana. Ero un pò tra le colline e le bandierine tibetane, un pò tra il caos delle stazioni affollate dallo sconvolgente manto umano, un pò avvolta nel silenzio, seduta sull'orlo di una vasca gigantesca in marmo bianco a riprendermi la pace. Ero a pezzi tra il sudore e la lotta, tra il mio corpo e la mia testa, tra il mio amore e il presente. Ero noi due insieme e lui eravamo noi due ancora insieme. L'India, come niente di più.

Wednesday, May 30, 2012

113. L'ago

Spulciandosi i peluchi di dosso, si accorge che ve n'è uno che, cadendo, cadendo, si posa a terra toccando un'ombra gigantesca. Lo sguardo esterrefatto segue l'ombra, fino in alto e scopre che appartiene alla fanciulla di una favola. L'ombra sovrasta il corpo di metallo che lentamente si abbassa, come a schiacciarsi. Ma mentre va giù inizia ad incamerare aria, sempre di più e ad un certo punto prende la rincorsa per sputarla fuori in un soffio forte e violento. Letale. BRUOM.

"La bella addormentata mi tocco e si addormentò, qualcun altro si ferì e pensò: bianco come la neve vorrei che avesse il viso, rosso come questo sangue il suo sorriso. Non provate ad azzeccare prima o poi vi sarà chiaro, d'altronde son strumento tutt'altro che raro. E' vero son pungente, ma con quelli frettolosi, mi ama chi è paziente sugli orli vigorosi. Andiamo io lavoro non vado a spasso, chi va veloce è un passanastro!
Sposare è il mio mestiere due corpi naturali, tento solo di unire quelli artificiali: scivolano come niente e son lussureggianti, Viscosa e Cupro, poveri e teneri amanti.
Ma che odore, come l'oceano. Blu. Il colore della pace che ora non ho più. Un velluto che vuol far l'amore con l'organza. Ecco il filo che mi tira per iniziar la danza: sento l'anima che trema quando afferrano il mio corpo, la saliva scende ai fianchi per il filo che ora porto; nodo stretto anti-rottura, parto con l'impuntura".

Inizia la sua danza con un kiwido colorato e segue il ritmo fino a restare senza fiato. Due minuti e tre secondi.

"Accidenti sono finito in un groviglio! Proprio sul ricamo dell'amor si crea scompiglio, lo sapevo accade sempre, quando è in gioco l'emozione resto inerpicato senza direzione".

Con il corpo bloccato nella rete di fili, gira lo sguardo verso il nodo immaginario e con malefico ardore urla:

"Nodo maledetto ti punirò: forbici d'acciaio!"

Si libera dal nodo e scioglie il suo corpo. Tira su le spalle, raddrizza la schiena e guarda avanti, tutti negli occhi. Come un soldato, appena abbattuto, ma che può ancora rimettersi in piedi, lancia le ultime parole:

"Vita dura appesa ad un filo sembra che mi tocchi, ma quelli che lo pensano son tutti matti. Ecco quel che sono, cruna dritta e precisione, un ago con la punta ed una sola ragione: cucire la bocca di chi mi chiama attaccabottone!"

Thursday, April 19, 2012

112. vi aspetto ancora una volta ...

La quotidianità è la prova del tempo presente, il passato vola via come un fiocco di neve e il futuro è lontano, talmente lontano che anche a due passi da noi sembra impercettibile. I profumi, le danze e i sogni di una notte finiscono su un treno qualunque, ma chissà perchè è sempre così atteso e sempre così veloce.
Vorrei solo rivedere ... quella vecchia staccionata bianca che aveva intorno una volta, la mia casa. Per un momento, saltarle addosso e riviverla di nuovo tutta, la mia vita ...

Monday, January 16, 2012

111. La conta dei pesci

Il sole, il mare, la frutta "fresca" del fruttivendolo che te la rifila, gli schpachetti, che non sono gli spaghetti veri, ma quelli che nonostante tutto ci piacciono, non-o-stante siano terribili: li amiamo e li mangiamo, simulando anche un orgasmo del gusto che, dall'altro lato del pianeta, muoiono. Siamo sicuri d'invidia e non di altro. Quanti pesci sotto il porto, quell'acqua verde come le rane e non proprio come smeraldo. Quanti profumi d'oltremare, profumi si fa per dire, odori, forti, singolari forti, ognuno con il suo buon grado di tossicità, ma è il mare, quel mare, puro e scrupolosamente nostro. E poi la frutta, i mandarini senza semi, ma quelli li trovi dappertutto ormai; i biscotti speziati, copia sopraffine della ricetta svedese, anzi no, tedesca e anche un belga. Ma sopraffine. Finissimo impasto dolciastro riesumato da confezioni scadute, acquistate dai pescatori del porto verde-rane e mai ingeriti. In realtà servivano per la pastura, ma i pesci, specie animale intelligente, la sputavano perchè si rendevano conto che un biscotto non è un biscotto solo perchè è dolce. E così la pastura in ammollo si sgretolava e si spappolava, il pescatore si adirò, lasciò scivolare la canna in acqua e tutti i pesci abboccanti morirono con l'amo in bocca. Dura legge di natura: accade che, se vuoi sfamarti tieni d'occhio il pescatore, altrimenti muori senza ragioni. Mentre per i più filosofici c'è la pizza, insomma purchè si mangi. Conta poco l'ordine e le semplici azioni del cuore. Quelle proprio non contano. Conta quasi nulla la crescente delusione, forse non è ancora bella matura. Conta zero, ma zero spaccato, ogni cosa buona. Perchè le cose buone fanno stare bene, stare bene fa vivere a lungo, vivere a lungo porta saggezza, saggezza storia, storia cultura, cultura passione, passione emozione, emozione commozione, commozione pietà. Pietà che è sentimento e rispetto. Ma abbiamo il sole, il mare, le feste di paese, i botti a capodanno e l'albero con le p-a-l-l-i-n-e. Rendiamoci conto.