Wednesday, December 09, 2009

88. berlicube















La cosa che mi è piaciuta di più, durante le passeggiate sotto i viali, era la fila di case cubiche, con le finestre tutte uguali, i portoni tutti uguali, i fiocchi di Natale, quando c'erano, tutti uguali. Il freddo faceva respirare e il rumore della barca finta, quella piccola, faceva ridere. Buffo soprattutto l'omone con gli occhiali a goccia, come quelli di Derrik quanto si fiondava nelle case degli assassini. La parete della stanza era tutta azzurra e appesa al centro c'era una finta rete di pesci e girasoli. Faceva caldo e si respirava lo stesso. Dalla finestra sottile si vedeva un interminabile groviglio di rami e foglie che sovrastavano il grande giardino. Un tubo d'acqua arrotolato sulla fontana che non funzionava sembrava un serpente lunghissimo, poi lo scherzo del topo e la maniglia che ruotava da sola. Il cielo grigio, il silenzio intorno e la magia del nord.

Avevo paura di non riuscire a riprendere fiato, tutto era strepitoso, perfino il soldato di ferro, gigantesco come un frigorifero americano. Avevo voglia di miele e guardando sul tavolo l'ho trovato, poi avrei voluto mordere un pezzo di girella all'uvetta ed era proprio dietro di me. Avevo manie coraggiose e avrei colto il momento su due piedi, ma le regole chiamavano. Dovevo tornare sui passi noiosi, sulla strettoia del passaggio quaotidiano, dovevo riprendere il mio affannoso lavoro, col cuore palpitante dal nervoso, dovevo interrompere il felice intervallo. Non avrei mai fatto un passo indietro, ma sentivo la fugacità, la spia del destino, che rivela le apparenze e muove il disarmo. Sarei rimasta lì, ferma, impigliata all'albero del giardino, quello dal groviglio ininterrotto, con il tubo dell'acqua attorcigliato addosso che mi avrebbe bloccata al suolo. Avrei urlato per vivere il mio freddo continuando a respirare. Poi, avrei chiuso gli occhi, perchè le cose si sentono, si può non guardare. E avrei vissuto con quelli delle case tutte uguali, con le porte tutte uguali e i fiocchi di Natale tutti uguali, io magari senza fiocco.

Tuesday, November 17, 2009

87. Gentilezza fuori tempo

Nonostante i fatti comunicati quotidianamente dagli organi d'informazione, ci sono persone capaci d'operare, ogni giorno, nel rispetto degli altri.

Thursday, September 24, 2009

86. cuore malesiano

All'inizio il colore e il sapore, dopo un giorno l'asfalto bollente, dopo una notte il cuore curioso, alla luce del sole un sogno d'amore, all'imbrunire il rumore dei piatti, al tramonto appena una lunghissima fila di omini, per cena una foglia di banano, come dessert una macedonia dolcissima, in prima serata il mercato della notte, in seconda serata il cibo per quelli del mercato della notte, in terza serata ancora cibo, notte fonda sempre cibo. C'era un bizzarro personaggio dell'est, mentre abbronzava la sua pelle con le figlie, nudi su una spiaggia corallina, mentre la scimmia giocava incatenata. E poi, a due passi dalla spiaggia, la tartaruga gigantesca e stanca. Il monaco con mille cose in tasca e la coca offerta nel suo tempio, il racconto di un piccolo buddista e le foto che ancora aspetta. Papa e Mama, sempre in piedi e sempre pronti, tranne nei momenti di preghiera, col cartello annunciavano: aspettate fuori stiamo pregando! Il frutto sconosciuto con la puzza d'immondizia e il succo zuccherino che non si immaginava. Neppure un elefante o un serpente abbarbicato, dicevano che era un colibrì, ma poi si scoprì topo. Lo zoom aiuta poco, meglio avvicinarsi, il drago non è un rettile, o forse si. Credevo fosse solo un tentativo disperato di allontanarmi dall'ammorbante rumore cittadino, lo stuoino è cosa preziosa, soprattutto quando ti addentri in territori duri. Il fiume è buono, l'acqua s'intende, bollita ovviamente, ma anche no. Le foglie fanno ombra, proteggono dal sole, proteggono dalla pioggia, anzi dall'acquazzone. L'aborigeno è strano, cammina tra le rapide e brucia lo zainetto, per fortuna c'era il nostro amico e la stringa della tuta. Tutto rimediato, provviste salvate. Il tempo corre tanto, scappa come un matto, non lascia respirare. Muore con il sole. Ma la luna c'è.

Monday, July 27, 2009

85. Soffio


Trent'anni di serate sotto le stelle sul terrazzo di casa e a guardare Saturno. Trent'anni di biscotti mordicchiati all'angoletto di casa di zia, per non fare briciole. Pensavo che sarebbero stati anni lunghi, quelli della rincorsa a diventare grandi, quelli in cui ti sembra di fare e strafare, ma sei sempre punto e a capo, sempre ad imparare. E invece è arrivato tutto in un baleno, ho appoggiato appena le labbra sul soffione e tutto è volato via. Penso a quando ero triste, a quando piangevo e mi sembrava tutto irrimediabile. Penso ad un amore che non capivo, alla tenerezza di un bacio che prima mi sembrava banale e che oggi vale una vita. Penso a quante volte credevo di non avere nessuno che mi amasse veramente, mentre ogni cosa prendeva il verso giusto. In mezzo alle onde del mare e alla fatica delle camminate in montagna, pensavo di avere poco respiro, a scuola non respiravo affatto, cresceva l'ansia e la protagonista delle cose serie non aveva più cose serie da dire. Fuori il cuore folle, basta con le stelle. Amavo il freddo e la pioggia, amavo il silenzio, il buio. Nessuno capiva. Nessuno poteva capire. Ora sono forte, ho la vita dalla mia, ho imparato l'amore, a farlo, a donarlo. Ora è tutta un'altra storia. Mi piacciono le cose che fanno bene. Non mi piacciono le cose complicate, sento la leggerezza, penso che la felicità sia tutta dentro di me e da nessuna'altra parte. Mi manca qualcuno, ma sono sensoriale, non cerco la fisicità, non più, non potrei. La materialità e il corpo sono parti complesse e non fanno per me.

Tuesday, May 12, 2009

84. felici intermittenze

Se tutti potessero avere un posto tranquillo per scrivere, se tutti avessero un di cibo per sopravvivere, se tutti riuscissero in qualche modo a prendersi cura degli altri, se tutti sdrammatizzassero le negatività, se tutti imparassero almeno una cosa nuova al giorno, se tutti avessero almeno una cosa da offrire, se tutti sapessero ascoltare anche solo le parole che arrivano più forti, se tutti avessero un fiore da innaffiare, se tutti riuscissero a raccontare la propria vita almeno una volta nella loro vita, se tutti sapessero sorridere in ogni caso, se tutti si sforzassero di capire gli altri senza pretendere di condividerli, se tutti avessero la libertà di fare qualunque cosa senza un capo che dica loro cosa fare, se esistesse in pratica un'anarchia ideale, in cui l'imposizione delle regole sarebbe l'unica cosa da controllare, se ci fosse un modo per far sparire le ingiustizie evitando così di regolamentare gli animi, se tutti capissero il valore effettivo della vita umana, se tutti facessero i conti con i propri limiti e se nessuno facesse i conti con i limiti altrui, se tutti si rispettassero semplicemente in virtù della natura che li accomuna, se ognuno cercasse di trasferire le proprie risorse interiori senza aspettarsi nulla in cambio, se ciascuno con le proprie idee facesse tesoro delle idee non proprie e riuscisse a collocarle nella propria testa come tante piccole lampadine, queste ad intermittenza si accenderebbero e renderebbero questo mondo più felice e logico.

Saturday, April 18, 2009

83. Il mio bluuug

Il corridoio è lunghissimo, sembra quasi che voglia suggerirti un'infinità di cose. La prima è che il mondo è bellissimo, è una sfera non a caso e nella sua rotazione fa in modo che tutti prima o poi cadano e si rialzino. Ti suggerisce che guardare lontano non è sempre fortuito ed imprevedibile, a volte si riesce perfino a tracciare il territorio di conquista e a conquistarlo davvero. Poi ci sono delle porte blu, stesso colore delle pareti e, fatalità, stesso colore della mia stanza, come se, in qualunque posto della terra, ci sia il tuo colore sempre e ti circonda e ti ricorda che sei la stessa, ovunque tu sia. Sempre apprensiva, sempre fugace, sempre vivida e sconvolgibile. L'ingresso è un pò grigio, non ha un aspetto da sogno, ma permette di sognare come pochi ingressi nella vita! E' libero, puoi arrivare come vuoi, conciata male, irriverente, assonnata, con le mani sporche e con le scarpe infangate dalla pioggia; oppure di fretta, sorridente, riposata, serena e solare, puoi entrare sempre. I bagni sono al centro dei corridoi, non sono bellissimi, ma rigorosamente a norma, c'è addirittura la segreteria che sembra una parola comune, ma che non è poi così comune. Insomma è proprio quello che non ho mai sognato perchè non potevo immaginare che tanta semplicità e lavoro fossero così unicamente irresistibili!

Sunday, March 22, 2009

82. tranquilla


Sono felice, entusiasta, sorpresa, fortunata, attratta, libera e forte.
E' così che mi sento, oggi, piena di cose belle da fare, da ascoltare. Ho dentro di me i ricordi, i consigli, la spontaneità, l'irruenza.
Mi fermo, mentre faccio qualunque cosa, guardo in alto e trovo tutto.
Esco di casa, corro per non perdere l'autobus e riesco a salire.
Arrivo al lavoro e mi concentro per non sbagliare, per essere sempre all'altezza e sento un'energia unica.
Torno a casa, mi guardo intorno e penso che nessuno al mondo è fortunato come me.
Amo il mio territorio, amo quella sensazione di crescita, di controllo, amo la libertà di esprimermi, senza compromessi, senza rinunce.
Amo l'edera che ho in casa, anche mentre muore, perchè è bella lo stesso; amo le persone allegre, anche quelle estreme perchè non sarebbero mai cattive; amo il caffè perchè è l'unica vera potenza del mondo, perchè ti sveglia per saltare giù dal letto e iniziare la giornata, perchè ti fa uscire la sera, quando non ne hai voglia, ma poi esci e stai bene per tre giorni!
Amo il cibo etiope perchè è colorato, essenziale e super speziato.
Amo la terra su cui batto i piedi, perchè è la stessa di tutti, non sono sola e posso vivere tranquilla.