Thursday, June 13, 2013

118. nudistintività


L’errore fa la storia e se l’errore si dovesse ripetere ci sarà una nuova storia. Ma il solo pensiero di sbagliare non piace, non si prova piacere a spogliarsi e a restare a lungo con il corpo nudo e infreddolito o gocciolante di sudore. Si cerca in una nuova vita, la propria nuova vita e si dettano comportamenti estremamente diversi da quelli vissuti e condivisi da noi stessi, per una possibilità di riscatto, per non ripetere gli stessi errori, per non abbruttirsi, non sudare e non prendere freddo, perchè si, il corpo nudo sconvolge anche chi lo vede. Eppure la natura più viva ci insegna che non c’è errore, ma solo diversità. Nelle foglie e nei sassi non si trovano pezzi sbagliati, gli animali più deboli non muoiono e quelli forti non li riconoscono come sbagliati, certo li rincorrono per nutrirsene, ma solo perchè altrimenti morirebbero. Il corpo nudo è la diversità che non si accetta, che non si è disposti a provare perchè è troppo semplice, troppo naturale, spiazzante. Non siamo più in linea con al natura, dunque, ci si copre per nasconderla e finiamo per vestire le imperfezioni. Caspita, quanto serebbe più facile seguire un’origine lasciandosi sorprendere. Non esisterebbero più i calendari, le aspettative, gli obiettivi. Tutto avverrebbe in modo puro, continuativo, senza bisogno di filtrare e di incanalare, ogni cosa sarebbe conseguenza logica della cosa prima, i nostri figli sarebbero ovvi boccioli di una pianta che conosciamo a meraviglia, avrebbero i nostri colori, i nostri spessori, il nostro profumo e li troveremmo diversi comunque perchè le combinazioni e i luoghi in cui crescono, il clima che vivono e quello che tutto intorno hanno sarebbe diverso. Mia nonna era proverbiale, nel senso che parlava per proverbi. “Non lasciare la strada vecchia per la nuova” diceva ed io, il più delle volte, giravo le spalle e me ne andavo, pensando che fosse il proverbio più arcaico ed insignificante che avessero mai potuto inventare. Io che lottavo per il cambiamento, che non accettavo regole, che non pregavo e che odiavo le collezioni perchè mi sembravano una gran perdita di tempo, dovevo convincermi che la strada vecchia fosse più entusiasmante e giusta della nuova. Ma come avrei potuto mai fare? Poi il tempo, secondo natura, ti conduce nella giusta direzione, strada vecchia o strada nuova non fa differenza perchè sono uguali, sei solo tu che a momenti decidi di startene sul sentiero battuto e altre senti il richiamo di un eco lontanissimo da te e che devi assolutamente raggiungere!

Tuesday, February 12, 2013

117. Il muro


Costruito a giugno del 2002, ha oggi raggiunto una lunghezza di 730 km e circonda la maggior parte delle colonie israeliane. E’ il muro che separa gli Israeliani dai Palestinesi. Ogni lastra di cemento che lo costituisce è alta 8 metri e in alcuni punti ha la forma di una “elle” capovolta, per impedire che venga scavalcato. In alto è equipaggiato da barriere elettroniche, dotato di torrette per i cecchini, telecamere e sistemi di controllo. Per costruirlo sono stati spesi 2 milioni di dollari. Chi sostiene il muro si considera salvo dal numero di vite salvate dagli attentati anti-israeliani dopo la sua costruzione, mentre chi vorrebbe abbatterlo racconta della mancanza di libertà che questo comporta. Gli agricoltori non hanno più accesso alle loro terre coltivate, alcuni villaggi sono letteralmente isolati e il sentimento di paura dato dall’imprigionamento è sempre più forte. Nel luglio 2004, la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia ha condannato l’illegalità del muro denunciando che: “L’edificazione del Muro che Israele, potenza occupante, è in procinto di costruire nel territorio palestinese occupato, ivi compreso l’interno e intorno a Gerusalemme Est, e il regime che gli è associato, sono contrari al diritto internazionale”. 

Monday, January 14, 2013

116. femminilità

La donna africana non è un riflesso dell'uomo né una schiava.
Non prova alcun bisogno di imitare l'uomo per esprimere la propria personalità.
Secerne una civiltà originale con il suo lavoro, il suo genio personale, le sue preoccupazioni, il suo linguaggio e i suoi costumi.
Non si è lasciata colonizzare dall'uomo e dal prestigio della civiltà maschile.



Albertine Tshibilondi Ngoyi