Thursday, September 24, 2009

86. cuore malesiano

All'inizio il colore e il sapore, dopo un giorno l'asfalto bollente, dopo una notte il cuore curioso, alla luce del sole un sogno d'amore, all'imbrunire il rumore dei piatti, al tramonto appena una lunghissima fila di omini, per cena una foglia di banano, come dessert una macedonia dolcissima, in prima serata il mercato della notte, in seconda serata il cibo per quelli del mercato della notte, in terza serata ancora cibo, notte fonda sempre cibo. C'era un bizzarro personaggio dell'est, mentre abbronzava la sua pelle con le figlie, nudi su una spiaggia corallina, mentre la scimmia giocava incatenata. E poi, a due passi dalla spiaggia, la tartaruga gigantesca e stanca. Il monaco con mille cose in tasca e la coca offerta nel suo tempio, il racconto di un piccolo buddista e le foto che ancora aspetta. Papa e Mama, sempre in piedi e sempre pronti, tranne nei momenti di preghiera, col cartello annunciavano: aspettate fuori stiamo pregando! Il frutto sconosciuto con la puzza d'immondizia e il succo zuccherino che non si immaginava. Neppure un elefante o un serpente abbarbicato, dicevano che era un colibrì, ma poi si scoprì topo. Lo zoom aiuta poco, meglio avvicinarsi, il drago non è un rettile, o forse si. Credevo fosse solo un tentativo disperato di allontanarmi dall'ammorbante rumore cittadino, lo stuoino è cosa preziosa, soprattutto quando ti addentri in territori duri. Il fiume è buono, l'acqua s'intende, bollita ovviamente, ma anche no. Le foglie fanno ombra, proteggono dal sole, proteggono dalla pioggia, anzi dall'acquazzone. L'aborigeno è strano, cammina tra le rapide e brucia lo zainetto, per fortuna c'era il nostro amico e la stringa della tuta. Tutto rimediato, provviste salvate. Il tempo corre tanto, scappa come un matto, non lascia respirare. Muore con il sole. Ma la luna c'è.