L’errore fa la storia e se l’errore si dovesse ripetere ci sarà una nuova storia. Ma il solo pensiero di sbagliare non piace, non si prova piacere a spogliarsi e a restare a lungo con il corpo nudo e infreddolito o gocciolante di sudore. Si cerca in una nuova vita, la propria nuova vita e si dettano comportamenti estremamente diversi da quelli vissuti e condivisi da noi stessi, per una possibilità di riscatto, per non ripetere gli stessi errori, per non abbruttirsi, non sudare e non prendere freddo, perchè si, il corpo nudo sconvolge anche chi lo vede. Eppure la natura più viva ci insegna che non c’è errore, ma solo diversità. Nelle foglie e nei sassi non si trovano pezzi sbagliati, gli animali più deboli non muoiono e quelli forti non li riconoscono come sbagliati, certo li rincorrono per nutrirsene, ma solo perchè altrimenti morirebbero. Il corpo nudo è la diversità che non si accetta, che non si è disposti a provare perchè è troppo semplice, troppo naturale, spiazzante. Non siamo più in linea con al natura, dunque, ci si copre per nasconderla e finiamo per vestire le imperfezioni. Caspita, quanto serebbe più facile seguire un’origine lasciandosi sorprendere. Non esisterebbero più i calendari, le aspettative, gli obiettivi. Tutto avverrebbe in modo puro, continuativo, senza bisogno di filtrare e di incanalare, ogni cosa sarebbe conseguenza logica della cosa prima, i nostri figli sarebbero ovvi boccioli di una pianta che conosciamo a meraviglia, avrebbero i nostri colori, i nostri spessori, il nostro profumo e li troveremmo diversi comunque perchè le combinazioni e i luoghi in cui crescono, il clima che vivono e quello che tutto intorno hanno sarebbe diverso. Mia nonna era proverbiale, nel senso che parlava per proverbi. “Non lasciare la strada vecchia per la nuova” diceva ed io, il più delle volte, giravo le spalle e me ne andavo, pensando che fosse il proverbio più arcaico ed insignificante che avessero mai potuto inventare. Io che lottavo per il cambiamento, che non accettavo regole, che non pregavo e che odiavo le collezioni perchè mi sembravano una gran perdita di tempo, dovevo convincermi che la strada vecchia fosse più entusiasmante e giusta della nuova. Ma come avrei potuto mai fare? Poi il tempo, secondo natura, ti conduce nella giusta direzione, strada vecchia o strada nuova non fa differenza perchè sono uguali, sei solo tu che a momenti decidi di startene sul sentiero battuto e altre senti il richiamo di un eco lontanissimo da te e che devi assolutamente raggiungere!
Thursday, June 13, 2013
Tuesday, February 12, 2013
117. Il muro
Costruito a giugno del
2002, ha oggi raggiunto una lunghezza di 730 km e circonda la maggior parte
delle colonie israeliane. E’ il muro che separa gli Israeliani dai Palestinesi.
Ogni lastra di cemento che lo costituisce è alta 8 metri e in alcuni punti ha
la forma di una “elle” capovolta, per impedire che venga scavalcato. In alto è
equipaggiato da barriere elettroniche, dotato di torrette per i cecchini,
telecamere e sistemi di controllo. Per costruirlo sono stati spesi 2 milioni di
dollari. Chi sostiene il muro si considera salvo dal numero di vite salvate dagli
attentati anti-israeliani dopo la sua costruzione, mentre chi vorrebbe
abbatterlo racconta della mancanza di libertà che questo comporta. Gli
agricoltori non hanno più accesso alle loro terre coltivate, alcuni villaggi
sono letteralmente isolati e il sentimento di paura dato dall’imprigionamento è
sempre più forte. Nel luglio 2004, la Corte Internazionale di
Giustizia dell’Aia ha condannato l’illegalità del muro denunciando che:
“L’edificazione del Muro che Israele, potenza occupante, è in procinto di
costruire nel territorio palestinese occupato, ivi compreso l’interno e intorno
a Gerusalemme Est, e il regime che gli è associato, sono contrari al diritto
internazionale”.
Monday, January 14, 2013
116. femminilità
La donna africana non è un riflesso dell'uomo né una schiava.
Non prova alcun bisogno di imitare l'uomo per esprimere la propria personalità.
Secerne una civiltà originale con il suo lavoro, il suo genio personale, le sue preoccupazioni, il suo linguaggio e i suoi costumi.
Non si è lasciata colonizzare dall'uomo e dal prestigio della civiltà maschile.
Non prova alcun bisogno di imitare l'uomo per esprimere la propria personalità.
Secerne una civiltà originale con il suo lavoro, il suo genio personale, le sue preoccupazioni, il suo linguaggio e i suoi costumi.
Non si è lasciata colonizzare dall'uomo e dal prestigio della civiltà maschile.
Albertine Tshibilondi Ngoyi
Thursday, October 18, 2012
115. I lavori domestici
Dei piccoli lavori domestici sono abitualmente affidati alle bambine:
spazzare, svuotare le pattumiere la mattina presto prima di andare a scuola, portare le spolette di filo ai tessitori, consegnare il denaro della tontina a questa o a quella persona, aiutare la mamma al mercato, nei giorni di festa, a vendere i pagne tessuti a mano e le coperte...
In questo modo i miei genitori cercano di inserirmi nell'universo femminile del villaggio per non puntare solo sulla scuola, da dove, in caso di fallimento, si esce, secondo loro, "né carne nè pesce".
Aminata Traoré - nel villaggio di Tankassoko, Burkina Faso
Friday, September 21, 2012
114. indian style
Respirare in India, ecco cosa mi è saltato in mente, di respirare un odore grigio, non colorato come pensavo. Certo i colori ci sono, quanti Dio Santo, ma non sono i colori che fanno l'India. Il fiume si trascina dietro ogni cosa abbia una forma, un corpo, un peso specifico naturale. Le mucche si nutrono di plastica bianca e qualcuno dice che il loro intestino è ormai diventato duro e malato. Quando bevevo il lassi, nel Blue Lassi, mia insostituibile salvezza subito dopo le sofferenze della lunga notte in treno verso Varanasi, pensavo: "Ma se il lassi è fatto di latte e il latte arriva dalle mucche la mia vita è finita!" Quanti cocci per terra e quanto sporco e quanta acqua. E poi ci sono quelli che ti sussurrano: "centocinquantalagallinacanta" senza conoscerne neanche il significato, ma dico io, un modo più originale, dite per esempio: "omiabelamaduninachebrilidaluntan", da buona abruzzese li avrei respinti subito, eppure mi è mancata quella bella statuina abbarbicata tra le guglie. Ecco l'India dei colori. Ma cosa ho visto se non lo spirito di pace che vaga libero in tutte le terre dell'Asia, dov'ero se non sotto il sole caldo, ma dolce, con chi ero se non con i popoli sorridenti e gentili di una parte di mondo, altro che indiana. Ero un pò tra le colline e le bandierine tibetane, un pò tra il caos delle stazioni affollate dallo sconvolgente manto umano, un pò avvolta nel silenzio, seduta sull'orlo di una vasca gigantesca in marmo bianco a riprendermi la pace. Ero a pezzi tra il sudore e la lotta, tra il mio corpo e la mia testa, tra il mio amore e il presente. Ero noi due insieme e lui eravamo noi due ancora insieme. L'India, come niente di più.
Wednesday, May 30, 2012
113. L'ago
Spulciandosi i peluchi di dosso, si accorge che ve n'è uno che, cadendo, cadendo, si posa a terra toccando un'ombra gigantesca. Lo sguardo esterrefatto segue l'ombra, fino in alto e scopre che appartiene alla fanciulla di una favola. L'ombra sovrasta il corpo di metallo che lentamente si abbassa, come a schiacciarsi. Ma mentre va giù inizia ad incamerare aria, sempre di più e ad un certo punto prende la rincorsa per sputarla fuori in un soffio forte e violento. Letale. BRUOM.
"La bella addormentata mi tocco e si addormentò, qualcun altro si ferì e pensò: bianco come la neve vorrei che avesse il viso, rosso come questo sangue il suo sorriso. Non provate ad azzeccare prima o poi vi sarà chiaro, d'altronde son strumento tutt'altro che raro. E' vero son pungente, ma con quelli frettolosi, mi ama chi è paziente sugli orli vigorosi. Andiamo io lavoro non vado a spasso, chi va veloce è un passanastro!
Sposare è il mio mestiere due corpi naturali, tento solo di unire quelli artificiali: scivolano come niente e son lussureggianti, Viscosa e Cupro, poveri e teneri amanti.
Ma che odore, come l'oceano. Blu. Il colore della pace che ora non ho più. Un velluto che vuol far l'amore con l'organza. Ecco il filo che mi tira per iniziar la danza: sento l'anima che trema quando afferrano il mio corpo, la saliva scende ai fianchi per il filo che ora porto; nodo stretto anti-rottura, parto con l'impuntura".
Inizia la sua danza con un kiwido colorato e segue il ritmo fino a restare senza fiato. Due minuti e tre secondi.
"Accidenti sono finito in un groviglio! Proprio sul ricamo dell'amor si crea scompiglio, lo sapevo accade sempre, quando è in gioco l'emozione resto inerpicato senza direzione".
Con il corpo bloccato nella rete di fili, gira lo sguardo verso il nodo immaginario e con malefico ardore urla:
"Nodo maledetto ti punirò: forbici d'acciaio!"
Si libera dal nodo e scioglie il suo corpo. Tira su le spalle, raddrizza la schiena e guarda avanti, tutti negli occhi. Come un soldato, appena abbattuto, ma che può ancora rimettersi in piedi, lancia le ultime parole:
"Vita dura appesa ad un filo sembra che mi tocchi, ma quelli che lo pensano son tutti matti. Ecco quel che sono, cruna dritta e precisione, un ago con la punta ed una sola ragione: cucire la bocca di chi mi chiama attaccabottone!"
"La bella addormentata mi tocco e si addormentò, qualcun altro si ferì e pensò: bianco come la neve vorrei che avesse il viso, rosso come questo sangue il suo sorriso. Non provate ad azzeccare prima o poi vi sarà chiaro, d'altronde son strumento tutt'altro che raro. E' vero son pungente, ma con quelli frettolosi, mi ama chi è paziente sugli orli vigorosi. Andiamo io lavoro non vado a spasso, chi va veloce è un passanastro!
Sposare è il mio mestiere due corpi naturali, tento solo di unire quelli artificiali: scivolano come niente e son lussureggianti, Viscosa e Cupro, poveri e teneri amanti.
Ma che odore, come l'oceano. Blu. Il colore della pace che ora non ho più. Un velluto che vuol far l'amore con l'organza. Ecco il filo che mi tira per iniziar la danza: sento l'anima che trema quando afferrano il mio corpo, la saliva scende ai fianchi per il filo che ora porto; nodo stretto anti-rottura, parto con l'impuntura".
Inizia la sua danza con un kiwido colorato e segue il ritmo fino a restare senza fiato. Due minuti e tre secondi.
"Accidenti sono finito in un groviglio! Proprio sul ricamo dell'amor si crea scompiglio, lo sapevo accade sempre, quando è in gioco l'emozione resto inerpicato senza direzione".
Con il corpo bloccato nella rete di fili, gira lo sguardo verso il nodo immaginario e con malefico ardore urla:
"Nodo maledetto ti punirò: forbici d'acciaio!"
Si libera dal nodo e scioglie il suo corpo. Tira su le spalle, raddrizza la schiena e guarda avanti, tutti negli occhi. Come un soldato, appena abbattuto, ma che può ancora rimettersi in piedi, lancia le ultime parole:
"Vita dura appesa ad un filo sembra che mi tocchi, ma quelli che lo pensano son tutti matti. Ecco quel che sono, cruna dritta e precisione, un ago con la punta ed una sola ragione: cucire la bocca di chi mi chiama attaccabottone!"
Thursday, April 19, 2012
112. vi aspetto ancora una volta ...
La quotidianità è la prova del tempo presente, il passato vola via come un fiocco di neve e il futuro è lontano, talmente lontano che anche a due passi da noi sembra impercettibile. I profumi, le danze e i sogni di una notte finiscono su un treno qualunque, ma chissà perchè è sempre così atteso e sempre così veloce.
Vorrei solo rivedere ... quella vecchia staccionata bianca che aveva intorno una volta, la mia casa. Per un momento, saltarle addosso e riviverla di nuovo tutta, la mia vita ...
Vorrei solo rivedere ... quella vecchia staccionata bianca che aveva intorno una volta, la mia casa. Per un momento, saltarle addosso e riviverla di nuovo tutta, la mia vita ...
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