Friday, November 04, 2011

110. tempo, poco

Non c'è tempo per correre, per scrivere, per pensare, per raccontare la storia dell'ago e del filo. Cinque minuti e arrivo, dammi ancora cinque minuti, davvero solo cinque minuti e sono da te, non posso farcela. Le giornate scorrono velocissime. Mi sveglio e mi alzo, torno a letto e mi riaddormento. Fine. Non posso farcela, proprio non posso farcela. Il caffè dura un minuto, aspetta ti prego, aspettami un minuto, solo un minuto. Conta fino a venti per tre volte e arrivo. Vedrai il mio passo saltellante avvicinarsi a te. Sto per raggiungerti. No, davvero non posso farcela. Sento il pavimento che scorre sotto i miei piedi, io sopra scorro allo stesso modo, alla velocità della luce. Non so dove guardare prima, cosa ascoltare prima, cosa fare prima. Non lo so. Devo fare la pipì, ma non ho tempo, se mi alzo, corro in bagno, mi siedo, la faccio, mi sistemo, esco e torno a lavorare passano almeno tre minuti. Non la faccio. Ma non posso non farla. Ancora dieci secondi e mi alzo. Solo dieci secondi, prometto. Nove, otto, sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno. No aspetta, proprio ora non posso. Non devo farla più. Un minuto di attesa perchè arrivi la metro, troppo tempo. Prendo l'altra, cambio linea due volte, ma parto prima. Un minuto di metro è troppo davvero. Non posso farcela. Corro sulla strada, sulla tastiera, sulle pagine del mio libro, corro, corro e non faccio in tempo a fare tutto. Non posso farcela. Sento che non posso farcela. Ma voglio correre, non riesco a fermarmi, non credo di potermi fermare. Se mi fermo è la fine. Non mi fermo. Giuro, non mi fermo. Aspettami che arrivo, ti prego non andartene senza di me. Aspettami, giuro che tra meno di un secondo sono da te. Conta, inizia a contare, un secondo passa in fretta, molto in fretta. Conta lentamente, per favore. Conta.

Saturday, September 03, 2011

109. La mia meravigliosa Cina e un pizzico di Laos

Una zuppa con lo zenzero, grazie - ci portano una zuppa con lo zenzero e il pollo, scansiamo il pollo, ci guardiamo, afferriamo le bacchette dal cestino celeste, ci giriamo una volta verso il Mekong e iniziamo il nostro primo pasto laotiano. Il villaggio di Luang Parabang è pittoresco e l'emozione sale - corriamo in bicicletta al villaggio della carta e ci blocchiamo esterrefatti al nostro primo incontro: un vecchio amico di Libaan.
Sveglia alle 5 per non perdere il passaggio dei monaci, colazione e in viaggio verso Luang Nam Tha.
Bicicletta, diluvio, stazione di benzina. Secondo incontro, ragazza svizzera in viaggio per il Mondo e in coppia con esemplare umano da Libaan definito: il Trimone, ragazzo tedesco, votato alla cultura cinese per fuggire dalla famiglia di origine, ma faceva meglio a restare in Germania. I villaggi hanno le case di paglia e le parabole per guardare la televisione; le case sono spoglie, precarie sul Mekong, ma con i televisori sempre accesi e sintonizzati su una specie di maidirebanzai, le famiglie ridono, le porte delle loro case ci accolgono quando fuori diluvia e ridiamo anche noi. Il viaggio riprende verso il confine, al confine, oltre il confine: Cina.
Incontriamo Gregoire: "partite domani mattina per Luchun e proseguite verso le risaie di Yuang Yang. Non vi pentirete". Mastodontiche, con interminabili sfumature di verde e i banchi di nebbia. Spettacolo. L'autobus assurdo su cui abbiamo trascorso 13 velocissime ore di purgatorio è stato completamente resettato dalla meraviglia che abbiamo intorno. Inizieremo a mangiare semi di girasole perchè in fondo ammazza il tempo. I bambini con i pantaloni aperti? Bella storia.
Le donne sono più importanti degli uomini, protette, rispettate e decisive riempiono le fughe tra le mattonelle e piano, piano costruiscono le strade. Indossano l'immancabile cappello a cono e vestono con abiti variopinti come per la festa - chine sulla strada, sotto il sole. Il mercato è sempre il luogo più suggestivo per immortalare i vividi scambi di cose, peccato non ci sia un aggeggio che possa acciuffare gli odori. Cena con i nostri amici israeliani e italiani, importante riposo, colazione e pronti per Jinsui: la Cina delle porte rosse, dei giardini della dinastia Zhou e dei bonsai, del tempio confuciano e degli incensi giganteschi, perfino di Rubi sul quotidiano locale e del tofu grigliato.
Una intensa boccata d'aria e prima esperienza in treno verso la Cina dei turisti cinesi: Lijiang e Dali. Non particolarmente in linea con le aspettative, ci sorprende solo un vecchietto in camice bianco, immerso in sacchi di erbe aromatiche e che a suo parere sono elisir di lunga vita: ha 90 anni ed è credibile. Il Dr. Ho! Chiediamo a tutti una old box, una real old box, ma ridono e capiamo che forse non la troveremo.
Kunming, viaggiamo con i nostri nuovi amici di Hong Kong e ritroviamo i nostri quattro vecchi amici israeliani e italiani. Al Green lake si danza al ritmo di zen e i medici sostano sulle strade per massaggiare il corpo. Tra di noi c'è chi proseguirà verso Kathmandu e si separerà dall'inseguibile amore, chi tornerà a Lecce da una bambina piccola, chi riprenderà indefesso il lavoro precario, chi cercherà un alloggio per dedicarsi più a lungo alla vita frenetica e silenziosa dei cinesi e chi ci seguirà su strade parallele per poi riaccoglierci. In tutti loro, in tutti noi c'è un filo che tiene legati e che pur liberandoci ci fa ritrovare. A Changking Mansion ci sono i loculi e al 23° piano i loculi sono claustrofobici, temiamo un incendio, di addormentarci e di non svegliarci, speriamo di chiudere gli occhi in fretta così giungerà prima il mattino, ci teniamo stretti, alle 2 di notte sentiamo un urlo, ma restiamo ad occhi chiusi e decidiamo: proviene da fuori, dalla strada. Noi internati, murati, prendiamo sonno. Ore 7 svegli senza sveglia, corriamo fuori a respirare. Penultima notte reclusi, ultima con bagno di cristallo! Ritroviamo Ice ed Ip, Cartoon ci raggiungerà stasera. La giornata è stupenda, le strade sono un fiume di persone, i colori dei neon illuminano i grattacieli di Victoria Peak, Big Buddha ci saluta. Il cielo è bellissimo. Noi immensamente pieni, come le caramelle Rossane, nessun dubbio, la Cina è meravigliosa.


108. la mia meravigliosa Cina - intro

Contraddittoria come gli autubus impeccabili fuori e puzzolenti dentro; come le madri stridenti d'amore per i loro piccoli, ma dolci e silenziose nella pazzesca moltitudine popolare; come i fumi della cucina in piena attività, sempre - e i corpi degli uomini esili e scattanti. Come le grandi vette coltivate, i cani randagi narcolettici e ovunque lavori in corso!
Incredibile come le terrazze di riso; come i vestiti a mille strati colorati e l'ombrellino parasole; come le mattonelle di noodles, come i dentisti di strada, il peperoncino tritato e le porte rosse; come gli onori a Confucio e i laghetti di loto.
Naturale come la vita dalle 6 del mattino alle 9 di sera; come le luci artificiali, inesistenti; come il profumo del legno di sandalo nelle bacchette; come i sacchi d'erba nella bottega del Dottor Ho e il sorriso dei poveri riflesso negli occhi.
Ardente come il panorama confuso dei grattacieli e i colori cupi delle montagne; come le verdure saltate e il tofu grigliato; come il te puro; come lo zenzero, il sole e le foreste di pietra; come le danze zen e la claustrofobia di Chungking Mansion.

Thursday, June 09, 2011

107. Matilde

Era buffa e a tratti grottesca; era quella che è sempre nella sua realtà, quella che ama i contorni ma decisi; era quella che tremando di paura sembrava che tremasse di vecchiaia; era cupa come le nuvole prima di un temporale, forte come il temporale che arriva, in pace quando nuvole e temporale volano via. Era sincera, aspra e in tutti i momenti con la testa piena di piombo, pronta a scalfire ogni minimo barlume di potere per accoglierlo a se ed impadronirsene, per ricoprire il corpo di uno strato indissolubile, protettivo, pronto a qualunque forma di guerra. Si agitava mentre gli altri si muovevano e si arrestava se gli altri si bloccavano, andava a destra e poi a sinistra in un continuo di movimenti enormi. Le braccia abbracciavano, i piedi calpestavano, il petto urlava, la schiena gobba appesantiva la voce e il respiro ghiacciava ogni pensiero. Il fare, il suo fare era tutto quello che avrebbe fatto. La sua mente non esisteva, era sola, sola senza appigli. La sua testa era nullità, il pensiero era nullità. Dov'era il suo corpo era tutto il resto, le luci, le voci, il calore, l'amore, la fierezza, la vitalità. Era ingorda di apparire nel suo vero motivo, nel suo essere in quell'istante, in quel presente. Essere qualcosa. Era lei, era la mia, ero gelosa che qualcuno me la portasse via, possessiva verso la sua metamorfosi, avida fino alla fine per le molte cose che avrebbe potuto ancora scoprire e per le innumerevoli che aveva conquistato.

Tuesday, April 26, 2011

Friday, March 04, 2011

105. Il diario di Adamo ed Eva

Certe cose non potete scoprirle; ma non lo saprete mai supponendo e stando a guardare; no, dovete essere pazienti e seguitare a fare esperimenti finchè non scoprirete che non potete scoprire niente. Ma io troverò un modo ... E allora questa curiosità sarà soddisfatta. Ciò mi rende triste; perchè una volta o l'altra quando avrò scoperto tutto, non esisterà più nessuna curiosità e a me piacciono tanto le curiosità! L'altra notte non riuscivo a prender sonno a causa di questo pensiero. A furia di osservarle, ho capito che le stelle non dureranno. Ho visto qualcuna delle migliori sciogliersi e venir giù dal cielo. E dato che può staccarsene una, possono staccarsi tutte, dato che possono dissolversi tutte, possono dissolversi tutte in una notte.

Mark Twain

Tuesday, February 08, 2011

104. pensiero dall'Asia

Ecco la fonte dei mali umani:
ognuno sceglie un punto di vista
e rifiuta di vederne l'opposto,
mentre la realtà comporta un'alternanza di contrari
che si dirigono inevitabilmente l'uno verso l'altro.

Zhuangzi