Monday, December 22, 2008

81. I sogni non muoiono

In effetti è passato un bel po' di tempo e non ci siamo. Ho lavorato, ho provato ad organizzare il mio tempo per non perdere istanti importanti di lucidità. Ma il mio mondo virtuale è rimasto abbandonato. Ho praticamente deciso di riappropriarmi dei miei sogni, che in tempi buoni risulterebbero banali, ma che in tempi cattivi come questi, sono l'unica forza che ho.
Penso solo che una marea di bambini muore di fame e un'altra marea festeggerà il Natale ad ingozzarsi di panettoni. Penso anche che migliaia di uomini sono fuori, al freddo, a spararsi e altre migliaia, sono fuori al freddo, imbottiti come MrRenna, nome d'arte di Babbo Natale, a far finta di sciare. Ecco, il mio sogno è di restare senza panettone, così da poterlo chiedere al mio vicino, chiedere come sta la sua famiglia, ascoltare quello che ha da dire. Sogno di avere sempre una sola necessità davvero importante, quella delle persone, delle loro facce tristi quando non ci sono soldi, delle loro facce allegre quando nasce un figlio. Vorrei non stancarmi mai degli altri, anche quando sono esausta e vivo strane giornate di intolleranza. Sogno di essere sempre cercata, di essere indispensabile, di essere forte per sostenere ogni cosa. Sogno che presto non esista più il "regalo di Natale", a colmare i buchi delle assenze; che non si brindi più, perché è un gesto così stupido! Vorrei che le nuove famiglie avessero un nucleo di almeno sei individui, perché i rapporti siano differenti; vorrei che non ci fossero più manie di controllo e gestione del comportamento umano. Ognuno stia sui suoi passi, con la testa che ha ricevuto in dono dalla natura, con le abitudini che conosce, senza porsi il problema di essere compreso fino in fondo. Il fondo non c'è!

Thursday, October 16, 2008

80. la priorità

In questi giorni rifletto sulle priorità. Forse è un momento in cui i sogni stentano a realizzarsi, gli obiettivi a raggiungersi. O forse è semplicemente la quotidianità semplice e monotona, la repressione dei miei valori interiori. Non ho più tempo, sembra che le mie cose valgano più delle cose degli altri, che i miei momenti siano più preziosi. Ho le mie priorità. Le mie priorità.
Colazione si fa prima di uscire, posso farla anche dopo, ma non è lo stesso. L'amore per se stessi viene prima dell'amore per gli altri; il lavoro viene prima di qualunque cosa, sempre.
Mi aspetto sempre di più che tutti, prima di cominciare la propria giornata, facciano i conti con le proprie priorità, lavorare prima di mangiare; amare prima di morire; lottare per i propri programmi, prima di mettere mano a quelli degli altri. Essere dove serve, lasciando stare le cose inutili. Le cose inutili non esistono. Esiste la frivolezza, il brio, il gusto del nulla, ma prima esistono le persone vere, la loro testa e il loro operato. Vorrei che un'unica grande priorità prendesse il posto di molte stupidaggini su questa terra: l'equilibrio. Voglio essere equilibrio, voglio portare equilibrio, voglio che l'equilibrio venga prima di ogni cosa, per regolarla. Voglio tempo, tempo per continuare a fare le cose sempre molto velocemente e averne ancora per farne altre mille. Voglio il mondo ai piedi della vita, voglio che l'entusiasmo sia l'atteggiamento prioritario del mondo. Subito dopo, l'analisi, dopo ancora, il movimento.

Saturday, September 13, 2008

79. NEW YORK


Andata:
il 21 settembre 2008
partirò per la Grande Mela.
E mi aspetto miliardi di cose!

Monday, July 14, 2008

78. karma, ragazze!

Mi sta capitando troppe volte di sentire che se una ragazza viene violentata o uccisa forse, forse non è tutta colpa del carnefice. Accade che lei se ne vada in giro con la minigonna corta 15 cm e con le calze a rete, potrebbe destare equivoci. Accade anche che lei se ne stia buona in un angolo, che abbia però un particolare sguardo, un sorriso accattivante e il carnefice è li, ricambia lo sguardo, le sorride. Lei ci sta. Accade che lei passeggi con un'amica, poi si dividono perché alle volte sembra che non possa accadere nulla e invece, dopo due passi, si inizi ad aver paura. Accade di restare vicine, in due, in tre, in quattro e dopo due passi, ugualmente ci si spaventi. Le luci per strada sono tenui, oppure sono forti, ma non importa, il carnefice se vuole attacca. Ma qualcosa non quadra, a me non quadra. Non mi quadra che nell'idea comune della gente ci sia una giustificazione al male. La vittima poteva evitare la minigonna, di dividersi dalle amiche, di non ammiccare e di non rispondere ad un sorriso. Non mi quadra il perché. Io sono libera di nascondermi dentro vicoli stretti e bui e di volerci andare da sola; sono libera di vestire come voglio; di sorridere e di guardare; di sedurre addirittura; di attaccarmi ad un uomo perché voglio provare delle emozioni, delle belle emozioni. Sono libera come qualunque uomo sulla terra. Non ferisco nessuno, non uccido, non strangolo, non violento, non picchio, non spavento e da me nessun uomo ha necessità di fuggire e proteggersi. Nessun uomo, neanche uno, neanche il più debole e il più piccolo, neanche quello più stupido e inerme può temermi. Non vale però il contrario. Potrei essere sola, allora, non vittima e basta. Bene, preciso che la prima volta che ho baciato un ragazzo avevo 14 anni, ho scelto di nascondermi, per pudore, per salvaguardare la mia dignità, nonostante oggi mi sembri assurdo. Ero felice e non avrei mai evitato quel momento, per fortuna lui aveva la mia età. Non era pericoloso e d'altronde non lo avrei mai pensato. L'ultima volta che ho baciato un ragazzo è stato su un grosso marciapiede di Roma, erano le due del mattino, dopo aver attraversato la città a passo svelto, tenendoci per mano, con una dolcezza irripetibile e ammirando con gli occhi pieni di emozione le luci dei palazzoni, sempre per fortuna, sto parlando del mio fidanzato e neanche in quel caso avrei mai evitato il momento. Su di lui, non ho alcun dubbio. Mai posta, più che altro. Credo, con tutto il buonsenso possibile, che non esistano momenti a cui poter rinunciare, anche se sono tristi, anche se sono prevedibili di negatività e anche se sono spaventosi. Li ho vissuti e alle volte chiudo gli occhi per riviverli. Momenti cupi, ma importantissimi. Istanti da batticuore, ma profondi come relitti nel mare, li ritrovo sempre uguali, sempre enormi rispetto a me, ma solo miei e tanto basta. La fiducia è l'unica ragione che abbiamo per continuare a vivere. Non si può perdere la fiducia o il desiderio o la curiosità. Trovo, in tutta onestà, che vi sia molto di paradossale nell'accettazione di un atteggiamento discriminatorio e carnefice e nella critica verso un comportamento spontaneo e sincero. Insegnerò ai miei figli a non stare mai attenti, perchè nello stare attenti si perdono tante, tante cose. Non serve alcuna fede, la fede alza i muri e abbatte gli entusiasmi. Insegnerò loro a fidarsi di tutti, anche dei peggiori, il karma farà la sua parte.

Saturday, June 28, 2008

77. Momento, movimento

Caspita, è proprio passato un sacco di tempo. L'estate, il sole scorrono sempre a velocità supersoniche. Peccato non accada lo stesso con le stagioni fredde e i tempi duri.
Sentivo un po la mancanza di questo spazio, la mancanza delle righe libere e colorate delle mie stagioni. Mi sono fatta prendere dagli impegni, dalle cose materiali. A volte non ci si controlla.
Mi sono fatta per un po dimenticare.
La mia giornata quotidiana, nevrotica e spesso priva di confronti, deve fermarsi un attimo e recuperare le pause. Durante le pause escono le paure, le ansie, il coraggio di buttarsi a capofitto ovunque. Le pause rigenerano, mi rigenerano.
Mi rendo conto che la calma è la soluzione. Ma non mi calmo. Mi rendo conto che le aspettative non aiutano. Ma strabordo di illusioni. Mi accorgo che la mia felicità aiuta anche gli altri ad essere felici. Ma non ce la faccio ad essere sempre felice.
So bene che tutto quello che mi gira intorno, gira e basta, senza troppi calcoli e senza troppa casualità. Gira perchè gira. Gira perchè non può restare fermo. Ma non so bene perchè, pur girando io stessa, ho l'impressione costante, costante, costante, di essere sempre sul punto di partenza. Vedo il traguardo, ho mille ruote su cui muovermi, ho sostenitori e sostegni.
Ma non mi muovo.

Wednesday, April 30, 2008

76. se - Kipling

Se riesci a non perdere la testa,
quando tutti intorno a te la perdono e ti mettono sotto accusa;
Se riesci ad aver fiducia in te stesso, quando tutti dubitano di te,
ma a tenere nel giusto conto il loro dubitare;
Se riesci ad aspettare, senza stancarti di aspettare,
pur non mostrandoti nè troppo buono nè parlando troppo da saggio;
Se riesci a sognare senza fare dei sogni i tuoi padroni;
Se riesci a pensare, senza fare dei pensieri il tuo fine;
Se riesci, incontrando il Successo e la Sconfitta
a trattare questi due impostori allo stesso modo;
Se riesci a fare un sol fagotto delle tue vittorie,
e rischiarle in un sol colpo a testa e croce,
e perdere, e ricominciare daccapo
senza dire mai una parola su quello che hai perduto;
Se riesci a costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi
a sorreggerti, anche dopo molto tempo che non te li senti più,
ed a resistere quando ormai in te non c’è più niente,
tranne la tua volontà che ripete - resisti;
Se riesci a parlare con la canaglia senza perdere la tua onestà,
o a passeggiare con il re senza perdere il senso comune;
Tu hai la terra e tutto ciò che è in essa e quel che più conta
SARAI UN UOMO, figlio mio

Rudyard Kipling

Tuesday, April 08, 2008

75. Il viaggio 2


In questa aleatoria e mistica fase della mia vita mi chiedo spesso quale sia il paese più vivibile del mondo. Un po' perchè non ho voglia di trascorrere le mie giornate a pensare a tutto quello che non funziona in Italia e un po' perchè so che l'unico mezzo per farsi andare bene le cose è la reazione e non la rassegnazione. Mi pongo questa domanda e giro il mappamondo, alle volte si ferma sull'oceano e deduco che è il caso di farlo girare di nuovo, per fortuna ho un'altra chance. Giro ancora e poi tac. Guatemala. Più sconcertata di prima, tento di prendere il lato bello. Quanto vorrei che si bloccasse sull'Irlanda e invece niente da fare, neppure al secondo giro. Del Guatemala so poche cose, so di certo che è un paese molto colorato e semplice, quindi potrebbe piacermi, anche se mi sento più amante del caos. Non so. Mi sento molto attratta da New York, ho brividi d'esaltazione al solo pensiero, sono incuriosita dai tombini fumanti della notte e dai topi che attraversano la strada passando da un bidone all'altro. Mi affascina l'idea di un posto in costante movimento, in simbiosi perenne con le sensazioni, gli artisti, i romantici. Mi piace l'eclettismo. Il non essere sempre e comunque la stessa cosa, la stessa identità. Però non sono convinta che sia il luogo giusto per vivere, forse manca di purezza, manca di umiltà, manca di sorrisi e allora capisco che non è la terra per me. Ho poco meno di trent'anni, tra un po' sarò molto grande, sarà sempre più complicato prendere decisioni che cambiano la vita e sarà sempre più disarmante la lucidità con cui si affrontano le scelte. Mi sento già troppo inquadrata, troppo selettiva, meno schietta, più remissiva. Mi sento fuori posto, non mi sento più. Ho come l'impressione di aver perso il treno. Lo vedo, so che se accelerassi il passo potrei ancora raggiungerlo, ma più lo guardo e più mi sfugge. Mi chiedo dove vada, ma è già partito, ancora qualche domanda e finirò per perderlo del tutto.

Tuesday, March 18, 2008

74. il viaggio

Faccio finta di partire per un lontano, lontanissimo viaggio e posso portare con me due persone, due oggetti, due foto, due passatempi, due libri e due portafortuna. Mi sveglio, ore 7.00, faccio colazione con un lungo caffè e inizio a pensare a cosa infilare nella valigia delle necessità. Mi bagno la faccia con acqua fresca e senza asciugarla la lascio gocciolare per segnare gli spostamenti, bagno, camera, cucina, camera di nuovo.
Apro il mio cuore e subito un fluido corre verso i miei importanti personaggi, Libaan ovviamente perchè con lui sarò molto tranquilla, mi darà coraggio nei momenti duri e mi farà sentire speciale quando la quotidianità rischia di spegnermi l'animo; l'altro uomo necessario è Nicola, la bestia che mi sprona, la voce forte, le mani che stringono, mi sentirò protetta.
Poi mi guardo intorno e scopro di essere circondata da una marea di oggetti inutili, colorati e di mille dimensioni, ma solo due partiranno con me. Acciuffo al volo un golfino di lana naturale, appartenente a due generazioni, sempre caldo e con l'odore di pecora addosso. Oggetto numero due la mia macchina fotografica, mi servirà per immortalare i nostri sguardi nei giorni felici e avere modo di guardarli nei giorni tristi. Le foto sono importanti, quelle scattate nella mia vita sono più numerose di tutti i giorni che ho, quasi. Ma sono due quelle a cui tengo di più, mia madre nel suo primo giorno di lavoro, semplice come sempre e ordinata, mi terrà compagnia durante la notte, quando gli altri dormiranno; l'altra, la mia casa vuota a Liege, mi ricorderà che dal nulla potrò generare una miriade di idee e realizzarle tutte. Durante il mio viaggio avrò molto tempo da perdere, sarà un viaggio per riflettere, per scoprire, per rendermi conto di quanto sia fondamentale il passaggio da un territorio all'altro, penso che un diario per annotare le mie giornate sia un importante oggetto da passatempo; non ho altri passatempi per la testa, ma ora mi viene in mente che senza i miei occhiali non vedrò un accidente, quindi metterò un passatempo in meno e un oggetto in più. Ad ogni modo porterò con me anche il libro tempestoso di Kahlil Gibran che mi aiuterà a non dimenticare il francese e le sofferenze del mondo; porterò anche l'ultimo della Lessing, un pò di misticismo mi servirà per catturare i sogni quando l'impatto con la realtà mi stancherà. Restano i portafortuna, uno è addosso a me dal 18 novembre 2007, non è importante che dica cosa sia, fondamentale sarà non toglierlo mai; l'altro è un attrezzo artigianale creato da mio padre, non ho mai memorizzato il nome, mi servirà per lasciare messaggi sulle superfici naturali che incontrerò sulla strada, lo sfondo brucierà e sentirò l'odore della materia.
Ora potrei chiudere la mia valigia, salutare il mio mondo e partire, potrei, se voglio posso. Se voglio. Posso. Solo se.


Tuesday, January 08, 2008

73. No Gov

Ho riflettuto sulla possibilità di evolversi senza fare e farsi del male. Se penso che c'è qualcuno che prende il mio posto su questa terra mi fa arrabbiare. Non esiste uomo su questa terra che decida veramente da solo. Mi sento compressa come una cialda di caffè. Vorrei dire la mia e farla, ma non posso. Ci sono regole e non posso. Se riuscissi a parlare con tutti, a creare un contatto per trasmettere agli altri il mio pensiero e se gli altri potessero creare con me lo stesso tipo di contatto non servirebbero leggi e non servirebbero troni per vivere bene. Basterebbe parlarsi per non sottostare ad una figura definita superiore solo perché questa ha potere governativo. Non posso credere che la nostra natura sia così buona ad organizzare e così debole ad auto-organizzarsi. Io non ho una vita da gestire, non ho una vita a caso, ho la mia. Non occorrerà qualcuno che la viva per me. Se solo si desse più importanza al rispetto per gli altri e all'intoccabilità del genere umano il mondo sarebbe perfetto. Se solo si tentasse di ragionare autonomamente, senza condizioni, senza imposizioni, senza giudizi, se solo si facesse un passo verso un'indipendenza pura, libera dalle proprie illusioni, semplicemente osservando e difendendo la generale dignità, non solo la propria, ma soprattutto quella di chi osserviamo, avremmo un mondo nostro. Nessuno ha il diritto di puntarci il dito contro e nessuno può stabilire regole. L'idea è di sapersi organizzare e aiutare gli altri ad auto-organizzarsi. Aiutare significa rendersi disponibili a chi chiede aiuto e non imporre il proprio metodo organizzativo a chiunque. Aiutare vuol dire essere presenti dove occorre e non dove occorre secondo noi. Essere disponibili non comporta una presenza totale, ma un modo discreto di relazionarsi a prescindere dal contesto e dalla ricchezza. Non è facile trovare il giusto mezzo, esserci. Resta più facile imporre la propria idea, gridare, gettare la spugna. Ma vivere non è uno spasso, è una grande fortuna e quando le cose accadono per fortuna vanno protette, difese. Nessuno può fare di noi quello che vuole e nessuno può disfarsi di noi. Abbiamo una capacità naturale di esprimerci con le parole e un naturale modo di assemblare e organizzare le idee, ma non riusciamo a staccarci dal modo innaturale di costruire artifici per distruggere gli altri e non riusciamo a superare l'atteggiamento istintivo che ci porta a sentirci superiori, inferiori o uguali. Non servono i paragoni per vivere la vita. Siamo, a gran dispiacere di molti e a mio immenso piacere, tutti esattamente uguali e l'unica cosa che può distinguerci e il nostro atteggiamento più o meno incline all'interazione sociale.

72. la mia città ideale


La mia città ideale dovrebbe essere una sola lunga strada principale senza traverse o parallele che blocchino il traffico. Solo una lunga strada e un senso unico con un solo alto edificio verticale dove vivono tutti con:

Un ascensore
Un portiere
Una cassetta delle lettere
Una lavatrice
Un bidone della spazzatura
Un albero di fronte
Un cinema all'angolo

La strada principale dovrebbe essere molto molto ampia e l'unica cosa che si potrebbe dire quando si incontra qualcuno è : "Ti ho visto nella strada principale oggi".
Si farebbe il pieno alla macchina e poi giù per la strada principale.

Da "La Filosofia di Andy Warhol" di Andy Warhol