Friday, February 11, 2005

11. Gothic

Persa tra il giorno in cui venivo al mondo e il desiderio di farne veramente parte.

Il mare e il cielo di un unico colore e le stelle sull’acqua acciuffavano le onde.

Mai più la pioggia sulle scogliere, d’estate.

Il viso coperto dal freddo pungente e le gambe incrociate sulla strada bagnata.

Un solo momento, una sola terra, un solo brivido e un solo cuore.

La musica dei violini e il suono delle onde, violente.

Il fischio dolce dei marinai, melodia alle barche sul molo.

Mai più il silenzio delle preghiere.

L’urlo spietato dello spirito, mistico.

Odore di anguria, bizzarro, sull’autobus verde.

Prato e roccia, latte e pioggia.

Niente di così fugace e niente di così stantio.

Muschio sui rami e fogliame sul terreno.

Il piccolo nudo preso ad amaca per le braccia e per le gambe, schiantato sulla riva inondata, la madre in cappotto di lana, il papà tremolante dal freddo, il sorriso povero, il sorriso forte.

Mai più senza il ricordo di una terra lontana, semplice, appagata dai sogni e felice di credere che la vita sia un sogno.

A qualcuno verrà in mente che un luogo così aspro nasconda la poesia della natura, la natura è poesia quando è disarmata, quando è sola e quando la sue creature crescono lentamente, nonostante il veloce movimento delle ore. È giusto pensarlo, aspro ancora, per fortuna, ancora poesia.