Saturday, October 28, 2006

50. Cupologie

Alle volte immagino di essere in un luogo molto cupo, dove le pareti sono bianche, ma a causa dell'umidità e del tempo sono diventate gialle. Immagino di camminare scalza su un pavimento decoratissimo e di sentire sotto i piedi la polvere delle mattonelle rotte. Immagino che questo posto sia un artefatto naturale, ovvero un insieme di cose naturali, ma modificate dalla mia mente. Immagino che sia un luogo di culto nel quale posso trovare riparo, ma mentre cammino e mi guardo intorno, mi accorgo che fuori c'è il vuoto, quindi non ho altro posto in cui andare. Poi non immagino più. Mi siedo, incrocio le gambe e provo a concentrarmi, in silenzio. Provo ad abbandonare il mio corpo. Si intrecciano nella mia mente alcune scene spaventose, ma continuo a pensarle, non voglio liberarmene e sento che ad un certo punto iniziano a far parte di me e non mi fanno più paura. Allora continuo a pensare e le scene diventano sempre più scure. Immagino dei volti strani, deformati, immagino dei corpi ondulati e il freddo è disarmante. Tocco il pavimento con le mani ed è freddo, i muri, freddi. Non immagino più e provo a riprendere senso. E riprendo il mio corpo. Mi alzo e ripercorro la strada, la polvere. Esco fuori e c'è il vuoto.