Tuesday, March 18, 2008

74. il viaggio

Faccio finta di partire per un lontano, lontanissimo viaggio e posso portare con me due persone, due oggetti, due foto, due passatempi, due libri e due portafortuna. Mi sveglio, ore 7.00, faccio colazione con un lungo caffè e inizio a pensare a cosa infilare nella valigia delle necessità. Mi bagno la faccia con acqua fresca e senza asciugarla la lascio gocciolare per segnare gli spostamenti, bagno, camera, cucina, camera di nuovo.
Apro il mio cuore e subito un fluido corre verso i miei importanti personaggi, Libaan ovviamente perchè con lui sarò molto tranquilla, mi darà coraggio nei momenti duri e mi farà sentire speciale quando la quotidianità rischia di spegnermi l'animo; l'altro uomo necessario è Nicola, la bestia che mi sprona, la voce forte, le mani che stringono, mi sentirò protetta.
Poi mi guardo intorno e scopro di essere circondata da una marea di oggetti inutili, colorati e di mille dimensioni, ma solo due partiranno con me. Acciuffo al volo un golfino di lana naturale, appartenente a due generazioni, sempre caldo e con l'odore di pecora addosso. Oggetto numero due la mia macchina fotografica, mi servirà per immortalare i nostri sguardi nei giorni felici e avere modo di guardarli nei giorni tristi. Le foto sono importanti, quelle scattate nella mia vita sono più numerose di tutti i giorni che ho, quasi. Ma sono due quelle a cui tengo di più, mia madre nel suo primo giorno di lavoro, semplice come sempre e ordinata, mi terrà compagnia durante la notte, quando gli altri dormiranno; l'altra, la mia casa vuota a Liege, mi ricorderà che dal nulla potrò generare una miriade di idee e realizzarle tutte. Durante il mio viaggio avrò molto tempo da perdere, sarà un viaggio per riflettere, per scoprire, per rendermi conto di quanto sia fondamentale il passaggio da un territorio all'altro, penso che un diario per annotare le mie giornate sia un importante oggetto da passatempo; non ho altri passatempi per la testa, ma ora mi viene in mente che senza i miei occhiali non vedrò un accidente, quindi metterò un passatempo in meno e un oggetto in più. Ad ogni modo porterò con me anche il libro tempestoso di Kahlil Gibran che mi aiuterà a non dimenticare il francese e le sofferenze del mondo; porterò anche l'ultimo della Lessing, un pò di misticismo mi servirà per catturare i sogni quando l'impatto con la realtà mi stancherà. Restano i portafortuna, uno è addosso a me dal 18 novembre 2007, non è importante che dica cosa sia, fondamentale sarà non toglierlo mai; l'altro è un attrezzo artigianale creato da mio padre, non ho mai memorizzato il nome, mi servirà per lasciare messaggi sulle superfici naturali che incontrerò sulla strada, lo sfondo brucierà e sentirò l'odore della materia.
Ora potrei chiudere la mia valigia, salutare il mio mondo e partire, potrei, se voglio posso. Se voglio. Posso. Solo se.