Wednesday, December 27, 2006

53. la soffitta

Anch'io, come molte persone su questa terra, ho avuto un sogno ricorrente che, in particolari momenti della mia vita, ha portato ad uno strano risveglio. Avevo sulla mia testa una soffitta triangolare, in tutti i sensi. Pareti congiunte in un unico vertice centrale e pavimento a tre angoli. Per arrivare lassù, ogni volta dovevo arrampicarmi su una scala di legno e passare attraverso l'unica botola d'accesso, anch'essa triangolare e molto, molto stretta.
Una volta entrata, il sogno continuava con il pensiero costante che prima o poi sarei cresciuta e non solo non sarei più riuscita ad entrare, ma avrei anche corso il rischio di non poter più uscire, il che risultava ancora più problematico.
Ieri notte il sogno ha preso una piega un tantino diversa, si è in qualche modo concluso, ho trovato un certo valore simbolico, ma ripensandoci, forse il gran finale deve ancora arrivare.
Salendo ed entrando, le spalle passavano a malapena, ma riuscii a fare quell'ultimo passetto. All'interno della soffitta una ragazza cinese stava ordinando delle scatole, io le chiesi come fare per uscire, come se nella mia testa si agitasse già un'angoscia da trappola. La ragazza mi rispose che ormai ero li e che avrei dovuto aspettare ancora dodici ore che qualcuno venisse a prendermi. L'ansia saliva e il panico cresceva. Di quelle dodici ore d'attesa non ricordo nulla. Nella realtà del sonno avranno avuto durata massima di 2 secondi. Dopo tanto aspettare, un personaggio in jeans e maglietta, quindi estremamente normale, mi ha presa e mi ha guidata verso una porta di metallo balzata fuori, veramente per caso. Il cosiddetto personaggio aveva in mano dei nastri verdi e neri e iniziava ad attorcigliarmeli intorno alle gambe. Sempre per caso spuntò un'altra figura, questa volta femminile che, con un pennarello iniziò a disegnarmi delle cose strane sulla pancia. Dopo questa serie di riti iniziatori, mi sussurrarono nell'orecchio che fuori dalla soffitta, non avrei mai avuto un buon futuro. Presi i rimasugli delle mie stranezze e corsi ad infilarmi nella fessura triangolare dalla quale ero entrata. Scesi le scale e mi ritrovai in mezzo ad un funicolo di cemento e tubi di metallo, insomma uno scenario non proprio invitante. Eppure sapevo che era la mia sola via d'uscita, l'unica, la più difficile, l'inaspettata eppure la mia.

1 comment:

Anonymous said...

brava rò....a che se la mia mente in questo momento non è molto accesa..l'unica cosa ache mi viene da dire è...qualsiasi cosa sia esci e acchiappa i tuoi sogni!!!
mari